Non mi piace

No, non mi piace questo clima intorno al referendum di oggi e domani.
Non mi piace che la questione “sì, no, astensione”, anche per colpa di un intervento oltre l’opportuno dei vertici ecclesiastici, si sia tramutata in una scomunica reciproca. Che chi ha già in passato sostenuto l’astensione oggi se ne vada bellamente in giro cianciando di “imbroglio”, o sfottendo i cattolici, in un rigurgito anticristiano, non solo anticlericale.
Bisognerebbe ricordare a tutti costoro che il referendum non è indetto dallo Stato, ma è garantito dalle istituzioni quando una minoranza (perché 500 mila firme sono una minoranza, e anche un milione…) contesta una legge o parte di essa.
Non mi piace che i Radicali – che senza il soccorso dei Ds non avrebbero raccolto 100 mila firme – mettano il cappello per avere una visibilità e una credibilità che non hanno più da anni. Perché tanto, caduto Berlusca, una legge migliore la si poteva fare in Parlamento con un’altra maggioranza, che adesso si sta invece delegittimando al suo interno su 4 domandine del cappero fatte da guitti della politica.
Non mi piace la “chiamata alle armi” di attori, star dello spettacolo e della ricerca, spalleggiati dall’intellighentsja giornalistica.
Non mi piace questo clima da contro-crociata che dietro ai 4 quesiti vuole fare la resa dei conti dentro la Fed e l’Ulivo, dopo che i Ds hanno sbagliato strategia e Rutelli si è smarcato facendo paura perché la Margherita è un partito in ascesa.
Non mi piace questo clima da ultima spiaggia tra certi catto-conservatori e furbi laico-clericali: si tratta solo di una legge, in fondo, con quel che ho detto sopra.
Questo riporta la politica e la società decenni indietro molto più che la legge 40, fomenta divisioni e blocca il dialogo serio e appassionato.
Non mi piace.