Bellissimo il contrattacco del Giornale alla rabbia della ministra Livia Turco contro il clamoroso errore di ieri. E soprattutto l’incipit malvagio dell’editoriale di Maurizio Belpietro, oggi:

Ieri mattina, mentre sono in
coda alla Asl, mi chiama un
collega del Giornale…

Responsabilità

Mi sembra la parola chiave da usare in questo rigurgito improvviso del “brutto di Internet”, soprattutto dopo la scoperta e la diffusione di video violenti o che ritraggono reati. Scandalo e offesa per il coinvolgimento di Google nell’indagine per diffamazione.
A mio parere tutto questo non è che il riflesso della sempre maggiore importanza che Internet sta (finalmente) avendo nella dinamica della nostra società, anche per il “pompaggio” che ne danno – certo, spesso sbagliando – anche i mass media più diffusi, Tv in testa.
Ma anche se la logica del web si proclama “diversa da tutto quel che c’era prima”, in nome della libera circolazione e della collaborazione degli utenti, non può esimersi dalla sua crescente responsabilità sociale. Questo vale sia per le opinioni calunniose o le notizie diffamanti, sia per la pubblicazione di immagini o filmati osceni, violenti, raccapriccianti. Insomma, un’altra versione del “dove inizia la tua libertà finisce la mia”, o dell’antico paragone di Beppe Grillo sulle Ferrovie e le bagasce (1994).
E apriamola sta nuova discussione, non basta dare dell’imbecille a chi imbecille è già di suo. Bisogna forse cominciare a pensare a scale di valori o a regole (orrore?) o a una deontologia.
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