Sei nubifragi tra Marche ed Emilia Romagna

Ma siamo tornati vivi e ben vegeti.
Penserò prossimamente se e come aggiornare le foto. Aspettatevi un cambio look.
I ricordi delle ferie sono sempre languidi, anche se il camping Conero Azzurro non risponde in pieno ai miei standard di… quantità, pur se i servizi ci sono. Ma mi pare che questa sia una caratteristica di tutte le Marche: a Portonovo, per esempio, mia moglie fa a una signora del posto “Ma la spiaggia è tutta piccola così?”, e lei di risposta “Sì, è grande così”.
E’ comunque andata, e le mie notizie in rete me le sono seguite con GReader mobile e Twitter mobile su un vetusto Nokia 6610, che proseguirà fino alla morte (prossima). Sul mio Twitter resta una sorta di cronaca personale di questi giorni, che vedrò di recuperare e lasciare in un post per i posteri.
Voi, tutto bene?

4 weeks!

Già, sono le mie ferie da stasera fino al 9 settembre.
E’ possibile che ci sia qualche twit nella colonna di destra.
Casomai avessi voglia di aggiornare.
Ci si vede con qualche blogger marchigiano, verso il 17-18.
– ah: ho chiuso i commenti, visto che gli spammer sono così simpatici…

Fortune

Piero Villotta, giornalista Rai di Udine e presidente dell’Ordine regionale, oggi, al GR:

Sembrava un delitto la morte di una ragazza a Udine, la fortunatamente non lo è stato…

L’abbraccio mortale

Ultimi sussulti per uno dei più grandi flop della musica pop femminile italiana: sto parlando di Irene Grandi e del singolo-tormentone “Bruci la città”, su cui tornerò più avanti.
Per ora basti dire che fa parte di una raccolta di (presunti) greatest hits, per cui non c’è nemmeno materiale sufficiente per un album.
Ripercorrendo la luminosa carriera della Nostra, basti dire che ha attraversato varie fasi, tutte denotate dal “vorrei ma non posso”: l’esordio a Sanremo con “Fuori” (una spallina della canottiera era evidentemente fuori) tenta la strada del blues-pop, poi rapidamente esauritasi con robe tipo “Bum bum” che non son durate lo spazio di un mattino.
Guidata da un furbo manager, la Grandi si affianca a Pino Daniele con cui incide “Se mi vuoi”, e dopo un tour lui la sgancia visto che preferisce produrre per Giorgia (Mangio troppa cioccolata più altri duetti fino all’ultimissimo “Il ricordo di un amore”).
La Nostra apre dunque la “fase rock” grazie ai buoni uffici di Vasco Rossi, che le inventa una canzoncina dal titolo “La tua ragazza sempre”, che – visto che è di Vasco – non può che essere una “bomba”, e la fa andare ancora a Sanremo. Successo che Irene riesce ancora una volta a sprecare, pubblicando a proprie spese un altro discaccio che contiene una (presunta) hit dal titolo “X fare l’amore”. E qui si chiude anche la parentesi rock.
Nel frattempo pare ci sia stata anche una fase “etnica” e – per mettere assieme il pranzo con la cena – una presentazione di un’edizione del Festivalbar. Credevate che il fondo fosse toccato?
No, perché quest’anno la rediviva si affida furbescamente a un gruppo cosiddetto emergente, i Baustelle, noti più che altro per l'”immortale” verso “l’erba ti fa male se la fumi senza stile” che scatena l’entusiasmo di bloggers, Marco Pannella e altra fauna milanese.
Per lei confezionano “Bruci la città”, che entra, appunto nella raccolta.
Ora: ritmo da Kraftwerk (pum-cici-pum), versi dall’italiano zoppicante, tra cui il famoso “…e tutti quei ragazzi come te non hanno niente” che necessita di una lunga e faticosa esegesi di Luca Sofri.
Qui si nota che l’incipit “Bruci la città… rimani tu da solo (etc)” sta per “Anche se bruciasse la città rimarresti comunque tu” ennesimo e non ultimo sfregio ai congiuntivi di questi impuniti, nonchè citazione di Massimo Ranieri (se bruciasse la città, da te da te da te io tornerei) più corretta nella consecutio.
Ai baustelli e alla Irene (ma è tempo perso) consiglio di ripassare un lieve congiuntivo ancora e sempre pieno di poesia:

Penso che un sogno così non torni mai più…