Mi spiace molto, anche perché conosco qualche persona che con entusiasmo si era gettata nell’esperienza, mossa anche da ideali e speranze di poter incidere con una politica “nuova”.
Ma il Movimento 5 Stelle si sta dimostrando sempre più come un laboratorio in cui centinaia di persone si sono trasformate in cavie per un esperimento dei suoi padri-padroni. Di come cioè, utilizzando la leva del consenso attorno a un leader (come aveva già fatto Berlusconi), e grazie a una legge elettorale che lo consente, si possa mandare allo sbaraglio degli sprovveduti carichi solo dei loro pregiudizi, in cui i più scalmanati ottengono la ribalta massmediologica, e a cui gli altri fanno “il coro” in iniziative spettacolari quanto inutili e insulse.
E gli scalmanati di cui sopra fanno a gara a cercar di mostrarsi brillanti come il loro capo, a fare la battuta sempre più spericolata e a girarsi verso di lui come per dire “bella questa eh?”, come a un’audizione per un varietà.
E tanto più lontano è l’obiettivo della votazione, tanto più l’attenzione di media e votanti è verso il capo, e ciò spiega il successo alle elezioni politiche e il flop alle amministrative.
E ciò spiega l’impegno del capo nella campagna per le Europee, dove non sai chi sono i candidati ma vedi solo lui. Che è andato persino nell’odiata tv dei talk show.
Quel che mi pare – e potrei sbagliarmi – è che però il gioco al ribasso sta travolgendo anche il capo, e che la sua figura non è più tanto di riferimento dopo tante smargiassate, tanta fuffa, tanti errori degli esponenti stellati locali.
E che stavolta il tonfo potrebbe essere duro.