Coprifuoco immaginari

 

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Questo cartello campeggia nel mio quartiere, grossomodo in un’area tra la Stazione di Mestre, via Piave e il parco del Piraghetto.

Sembra che in quest’area sia dunque in vigore una limitazione all’ingresso nelle ore notturne. Pare una sorta di “coprifuoco”, in sostanza. Qualcuno lo sapeva o se lo ricordava?

In realtà questa “chiusura” risale a un’ordinanza comunale di circa una ventina di anni fa, emessa in seguito alle proteste dei residenti disturbati dal transito dei clienti delle “lucciole”, che strategicamente si piazzavano nelle stradelle interne del quartiere, e lì parcheggiavano e “consumavano”. Per garantire il tutto, rinforzo della vigilanza e “giri” delle forze dell’ordine, con multe salate per i trasgressori.

Sono passati una ventina d’anni, ed evidentemente l’ordinanza è ancora in vigore, se è vero – com’è vero – che questi cartelli sono stati montati anche in occasione del recente “maquillage” della segnaletica. 

Eppure le cose sono cambiate. La viabilità è stata rivoluzionata da un dedalo di sensi unici, che scoraggiano gli automobilisti che – di giorno – scambiavano la zona per una scorciatoia alle vie principali nelle ore più trafficate, magari correndo a velocità sostenute in mezzo alle case. E’ una “zona 30” (all’ora), con incroci rialzati a precedenza pedonale, parcheggi a pagamento (contro chi molla la macchina per prendere il treno).

Eppure le lucciole sono tornate. Sono intorno a via Piave e dentro il quartiere del “coprifuoco”. Sono ragazze dell’Est, ma anche cinesi. Cominciano presto, anche prima del tramonto. Le macchine dei clienti passano, le caricano, e via. Non credo che siano state elevate contravvenzioni ai trasgressori di tale divieto “perentorio”.

Ci sarebbe anche un progetto del Comune di Venezia per togliere queste donne dalla strada; credo di aver anche visto girare il camper con gli operatori, ma solo girare.

In giorni in cui si mormora perché un parroco chiede al sacrestano di tener lontano alcuni accattoni violenti durante le messe, forse giova ricordare tutte quelle progettualità, quelle grida manzioniane o quegli stratagemmi, quelle “soluzioni definitive” che si lasciano morire pian piano…

Pasqua? Credere nel futuro, anche a Mestre

Stavo cercando uno spunto per questa Pasqua, su un modo di interpretare oggi la “risurrezione” che, per noi umani, è sempre un po’ difficile.

E guarda un po’, mi è arrivato un invito – dapprima su Facebook, poi sul web – a condividere un gruppo che si chiama “Partecipare la città“, che è un progetto del Comune di Venezia finanziato dall’Unione europea e dal Viminale, per l’integrazione. Al centro i quartieri che una certa campagna politico-mediatica indica superficialmente “a rischio”, come la Cita e via Piave.

E visto che la mia casa è in uno di questi, vedo che ci sono alcuni miei concittadini e coabitanti (tanti? pochi?) che operano, lavorano, convivono, pensano a un futuro. Che se proprio c’è bisogno, a Pasqua, è di una speranza viva e operosa.

Buona Pasqua