Cavie da esperimento

Mi spiace molto, anche perché conosco qualche persona che con entusiasmo si era gettata nell’esperienza, mossa anche da ideali e speranze di poter incidere con una politica “nuova”.

Ma il Movimento 5 Stelle si sta dimostrando sempre più come un laboratorio in cui centinaia di persone si sono trasformate in cavie per un esperimento dei suoi padri-padroni. Di come cioè, utilizzando la leva del consenso attorno a un leader (come aveva già fatto Berlusconi), e grazie a una legge elettorale che lo consente, si possa mandare allo sbaraglio degli sprovveduti carichi solo dei loro pregiudizi, in cui i più scalmanati ottengono la ribalta massmediologica, e a cui gli altri fanno “il coro” in iniziative spettacolari quanto inutili e insulse.

E gli scalmanati di cui sopra fanno a gara a cercar di mostrarsi brillanti come il loro capo, a fare la battuta sempre più spericolata e a girarsi verso di lui come per dire “bella questa eh?”, come a un’audizione per un varietà.

E tanto più lontano è l’obiettivo della votazione, tanto più l’attenzione di media e votanti è verso il capo, e ciò spiega il successo alle elezioni politiche e il flop alle amministrative.

E ciò spiega l’impegno del capo nella campagna per le Europee, dove non sai chi sono i candidati ma vedi solo lui. Che è andato persino nell’odiata tv dei talk show.

Quel che mi pare – e potrei sbagliarmi – è che però il gioco al ribasso sta travolgendo anche il capo, e che la sua figura non è più tanto di riferimento dopo tante smargiassate, tanta fuffa, tanti errori degli esponenti stellati locali.

E che stavolta il tonfo potrebbe essere duro.

Lascia stare il sacro…

Ci sto pensando da qualche giorno e ho scambiato qualche battuta a mo’ di test con qualche amico e collega, ma quel trito ritornello della casa come “valore sacro” per gli Italiani che giustificherebbe l’eliminazione e addirittura il rimborso dell’IMU come promesso da Berlusconi e altri candidati del centrodestra a me stona parecchio.

Voglio dire, il fatto che il cittadino possa e debba avere assicurato un tetto sotto cui ripararsi e costruire la sua vita e la sua famiglia mi sta bene. Diciamo che è un diritto, sancito anche mi sa da qualche parte nella Costituzione. Diritto alla casa, e va bene; lo lanciano come slogan anche quelli che okkupano le case sfitte.

Ma quel “sacro” che segnerebbe i confini di un edificio dentro cui lo Stato “vessatore” non dovrebbe entrare, proprio non mi va giù. Ma sto dicendo qualcosa di sbagliato?

Provo a fare qualche riflessione a voce (scritta) alta.

Primo, più pratico: se ti vuoi costruire una casa – spero non abusiva poi condonata – o acquistare un appartamento in cui vivere, vabbè che è una conquista, che è tua, che è il tuo nucleo. Ma il tuo Comune deve costruirci gli allacciamenti alla luce, al gas, alle fognature, ai servizi… magari ci mette un bel marciapiede o addirittura ti ci fa una zona pedonale. Insomma, quello si è uno spazio privato ma è anche in rapporto con il pubblico. Che poi tanto estraneo a te non è, appunto. E perché non dovresti contribuire al suo mantenimento, proprio perché ti sei preso una parte dello spazio di quel territorio, magari pagando l’IMU (o l’ICI, il cui gettito andava ai Comuni; poi qualcuno aveva deciso di “sacralizzare”…).

Secondo, più ideale: perché una casa è una realtà diversa dallo “Stato-che-non-ci-deve-entrare“? Ho costituito una famiglia e preso una casa per rinchiudermici dentro, per non istituire relazioni, comunità, spazi per amici, conoscenti, parenti, società? Ho capito che non ci devono entrare i delinquenti, ma lo stato non è delinquente, e se lo percepisco tale è per i suoi pessimi interpreti.

Spazio “sacro”, dunque, ma non “esclusivo”. Anzi, ancor più sacro se saprà essere aperto, se contribuirà alla crescita dell’insieme. E se per questo si paga una tassa – per me è stata la stessa di sei anni fa – che si traduce in servizi, perché no?

Ecco perché secondo me chi parla di togliere l’IMU “perché la casa è sacra” fa solo della demagogia idiota.

Una doverosa rettifica

Invitato dal diretto interessato nei commenti di questo post, mi scuso con Luca Sofri per non aver compreso il senso delle sue critiche a Grillo. Glielo devo.
Sono d’accordissimo sul principio che, una volta scontata la pena, un cittadino condannato per un delitto ha il diritto di vedersi restituiti i diritti che gli erano stati tolti, prima fra tutti la libertà, e poi anche il diritto di votare ed essere votato.
Resta vivo il problema – che Grillo affronta col metodo dell’elefante nel negozio di cristalli – di coloro che si accreditano come degni di venire eletti dopo essere stati coinvolti in faccende di corruzione o concussione, o comunque in reati in cui hanno colpito la credibilità delle istituzioni. L’oblio politico in questo senso è una cosa molto rischiosa.
E’ anche vero che i giudici, nelle sentenze, sanciscono anche l’interdizione da cariche pubbliche per un tot di tempo; però questa pena accessoria non viene comminata in caso di riti alternativi,come il patteggiamento, cui molti “ladroni” sono ricorsi, per poi tornare in sella con una certa faccia di bronzo.
Certo, non è una petizione on line che può risolvere questo delicato problema.
Nemmeno i cartelloni che promettono meno tasse per tutti dovrebbero essere creduti…