Il giornalismo d’inchiesta non è mai esistito. In Italia.

Se “riveli” particolari di inchieste giudiziarie, non stai facendo un’inchiesta, ma sei la buca delle lettere della Procura. O degli avvocati. O delle parti civili. Non stai facendo un’inchiesta.

Se pubblichi “esclusive” su indagini, sei un cronista di nera che riferisce quel che gli dicono gli investigatori. Non stai facendo un’inchiesta

Se anticipi i contenuti di questo o quel provvedimento politico, magari definendolo una “porcata”, sei megafono della maggioranza o dell’opposizione che ti hanno passato la notizia. Non stai facendo un’inchiesta.

Se racconti “una storia”, non stai facendo un’inchiesta.

Se fai un “viaggio” fai un reportage, non un’inchiesta.

Se esprimi la tua opinione, non fai inchiesta. E nemmeno il giornalista, ma l’opinionista.

Nei giornali-telegiornali-siti italiani c’è tutto questo, più una discreta quantità di imprecisioni e bufale. Non “giornalismo d’inchiesta”.

E forse non c’è mai stato.

Appunti sparsi su Lisbona

Esiste la metro dall’aeroporto fino al centro cittadino

Il portoghese non si capisce

Il Castello è la parte più turistica, nel senso di infestata da piazzisti e borseggiatori

L’acqua di rubinetto e quella senza gas è cattiva

Le bottigliette sono piccole

I chioschi fanno buoni prezzi e buoni caffè

Il caffè non è male, e costa poco

Il traffico è intenso e nei vicoli si blocca, ma nessuno suona il clacson

La gente non è espansiva, e invece è molto gentile

Ricorda molto Trieste, non solo per la piazza affacciata sull’acqua

Il tram mi fa impazzire

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Una catastrofe “nascosta”?

11232897_997356020295613_7926666588601605695_n[1]Sembra di essere in un teatro di guerra, o in una delle immani catastrofi che contempliamo in giro per il mondo. E disastro è stato, il passaggio del tornado che mercoledì 8 luglio ha colpito una vasta zona della Riviera del Brenta, causando un morto, decine di feriti, crolli e danneggiamenti a case e anche a una villa storica.

Eppure.

Eppure il risalto dato a questa catastrofe sui media è stato minimo, quasi nullo. Al di là dell’impegno delle televisioni locali, Tg e trasmissioni delle emittenti Tv e radio nazionali hanno relegato la notizia all’equivalente di un trafiletto. Lo stesso i grandi quotidiani nazionali, più o meno web e social network – meno facili da monitorare “a occhio”, ma comunque a nessuno è venuto in mente di fare quelle belle “classifiche” sui trend o gli hashtag, anche perché forse a nessuno, in Riviera, è venuto in mente di inventarsene uno.

Tanto per fare un paragone con qualcosa di più vicino, niente “battage” a confronto delle – pur tremende – alluvioni di Genova, o del – povero – bimbo morto in metropolitana a Roma (che nella atrocità e assurdità del fatto merita il giusto rilievo).

L’unica cosa che pare aver sollevato un certo interesse pare sia stato il filmato in automobile nell’occhio del ciclone condito di bestemmie, condiviso più per ilarità, tipo “Guarda i soliti veneti blasfemi!”

Insomma, ce ne sarebbe per rivendicare ancora una volta l’indifferenza dell’Italia verso i Veneti, “quei leghisti, evasori, ben gli sta, s’arrangino…” mi immagino le frasette nelle redazioni romane…

O forse c’è qualcos’altro. Provo a elencarlo, a naso:

– Lo scarso “peso” dei media locali, o di quelli nazionali con sede in regione. Tradotto: non esiste a Nordest un quotidiano di caratura nazionale, non esistono Tv di livello, non redazioni locali che sappiano proporre o uscire dagli stereotipi ideologici;

– L’atteggiamento “antagonista” della classe politica verso il resto dell’Italia. Non solo di quella leghista. Ma anche;

– La progressiva perdita di figure positive e “orgogliose” nella cultura, nel giornalismo, nell’imprenditoria. Abbiamo appena salutato Giuseppe Bortolussi. Ecco, e non abbiamo più un Giorgio Lago, tanto per dire…

Comunque, maniche arrotolate e ci si rialza. almeno così si fa da queste parti.

 

Corsi e ri-corsi

[Cose di insegnamento…]

Ogni tanto si ritorna sul luogo del delitto. Per esempio, al Centro Kolbe di Mestre, dove sono stato allievo e pure “docente” dei vari corsi di cultura del giornalismo negli anni passati (e qualche allievo ancora ci campa…)

Stavolta mi produrrò in un corso di “Giornalismo ai tempi del Social”, assieme all’illustre Carlo Felice Dalla Pasqua.

Le iscrizioni sono aperte fino al 30 aprile. Sono cinque incontri da due ore e mezza a Mestre.

Se qualcuno è interessato, si faccia avanti numeroso!

Spettri

Registro che i profughi che arrivano da noi stanno aumentando.

So che sono pochetti rispetto a quello che si deve affrontare altrove.

Vedo agitare spettri che non esistono.

Vedo che quegli spettri fanno crescere il consenso elettorale.

Vedo che non ci sono risposte serie a quegli spettri.

Che dire? Che fare?

“L’Ortocollo!” è pronto

Sono riuscito a pubblicare un altro ebook da quella miniera ultradecennale che è Frasistoriche
Ringrazio Antonio Tombolini che ha la fissa degli ebook e che ha promosso la piattaforma BackTypo, così da permettere a chi ha poca dimestichezza con editoria, pubblicazione, promozione… di fare da sé.

Sono contento.

Buon Natale a tutti.

Frasistoriche

Come promesso da qualche parte, ecco il libricino che Frasi Storiche ha preparato per il Natale 2014!

copertina

Una nuova raccolta delle fantasmagoriche produzioni del cervello dei piccoletti, che ho raccolto dopo il fortunato “Ho una testa di cervello!”, in questo blog e nelle “appendici” sociali, come Twitter e Facebook, o più semplicemente da confidenze e suggerimenti di amici e parenti.

E’ in tutti i formati di ebook, nelle migliori librerie online (grazie alla piattaforma Narcissus), e costa molto poco, 0,99 euro, giusto per lo sforzo di pubblicazione.

Buon Natale e buon divertimento

Andrea

Aggiornamento:

Ecco un po’ di link dei vari posti in cui si può acquistare L’Ortocollo:

Amazon Kindle Store

iTunes

Play Google

Bookrepublic

Ultimabooks

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Cavie da esperimento

Mi spiace molto, anche perché conosco qualche persona che con entusiasmo si era gettata nell’esperienza, mossa anche da ideali e speranze di poter incidere con una politica “nuova”.

Ma il Movimento 5 Stelle si sta dimostrando sempre più come un laboratorio in cui centinaia di persone si sono trasformate in cavie per un esperimento dei suoi padri-padroni. Di come cioè, utilizzando la leva del consenso attorno a un leader (come aveva già fatto Berlusconi), e grazie a una legge elettorale che lo consente, si possa mandare allo sbaraglio degli sprovveduti carichi solo dei loro pregiudizi, in cui i più scalmanati ottengono la ribalta massmediologica, e a cui gli altri fanno “il coro” in iniziative spettacolari quanto inutili e insulse.

E gli scalmanati di cui sopra fanno a gara a cercar di mostrarsi brillanti come il loro capo, a fare la battuta sempre più spericolata e a girarsi verso di lui come per dire “bella questa eh?”, come a un’audizione per un varietà.

E tanto più lontano è l’obiettivo della votazione, tanto più l’attenzione di media e votanti è verso il capo, e ciò spiega il successo alle elezioni politiche e il flop alle amministrative.

E ciò spiega l’impegno del capo nella campagna per le Europee, dove non sai chi sono i candidati ma vedi solo lui. Che è andato persino nell’odiata tv dei talk show.

Quel che mi pare – e potrei sbagliarmi – è che però il gioco al ribasso sta travolgendo anche il capo, e che la sua figura non è più tanto di riferimento dopo tante smargiassate, tanta fuffa, tanti errori degli esponenti stellati locali.

E che stavolta il tonfo potrebbe essere duro.

Buon Pastore

E’ difficile per me non farmi prendere dall’emozione a scrivere e ripensare al patriarca Marco Cè, che ci ha lasciato lunedì 12 maggio.
Difficile perché è stata una di quelle figure imprescindibili per la mia generazione – e per quella di altri che hanno avuto la grazia di vivere negli anni del suo mandato a Venezia – per stile, parole, valori.
Un uomo schivo, defilato, timido. Gli avrò parlato sì e no una decina di volte in tutto, e sempre brevi scambi – una volta mi chiese di un viaggio in Irlanda… – magari con qualche battuta scherzosa, quando don Valerio si intrometteva, per “salvarlo” dall’assalto dei giovani che venivano a sentirlo. Lui aveva già parlato a ognuno di noi, anche quando parlava in pubblico a centinaia di persone. Si sentiva – o almeno io sentivo – che ti interpellava personalmente. E non con toni particolarmente enfatici o trascinanti, da predicatore o da figura ieratica. No, lui declinava con semplici parole la Parola, che per lui è stata tutto. Aveva una grandissima cultura biblica e pastorale, e ti stava ad ascoltare, ma non si rifeirva mai a se stesso; piuttosto, faceva entrare nel tuo cuore e nella tua coscienza la dolcezza e la semplicità di Dio.

Per me adolescente degli anni ’80 fu folgorante l’appuntamento della Festa dei Giovani a Udine. Chi dei miei coetanei non ha sempre in mente l’Alleluja canto per Cristo, il Laudato sì, Signore mio? Eppure, al di là del clima di festa, Marco Cè ci voleva consegnare il nuovo Catechismo dei giovani, e la Parola di Dio.

Formazione e Parola. Questo insegnò alla sua Chiesa di Venezia. Non si contano le iniziative che, con molta discrezione, suggerì e sostenne: la scuola biblica, la scuola di teologia per laici, la scuola di formazione politica…
Sostenne e promosse, sempre con discrezione, l’Azione Cattolica. In un periodo che viveva tensioni “attiviste” e “presenzialiste” per i cristiani nella società. Di fronte alle “vittorie” effimere puntava al convincimento profondo, a lungo termine. Altri studieranno la sua opera anche nella società veneziana di quel tempo, uscita dal terrorismo e dalle tensioni degli anni ’70.

Ma non si può racchiudere l’avventura di un cristiano e di un vescovo come Marco Cè in realizzazioni o teorie. La generazione di noi che lo ha avuto come Pastore sa che a farcelo amare sono stati il suo stile, la sua preghiera, il suo indicarci sempre la Croce, la Bibbia, l’Eucaristia. Come fare questo? Come realizzare quello? “Guardate al Signore”, è sempre stata la sua risposta, così come lui ha sempre fatto, fino alla fine.

Poi ci sono i piccoli pensieri e le piccole attenzioni per tutti. Anche per me, che le custodisco gelosamente.
Dio ti accolga, e prega per noi, Patriarca Marco.