Corsi e ri-corsi

[Cose di insegnamento…]

Ogni tanto si ritorna sul luogo del delitto. Per esempio, al Centro Kolbe di Mestre, dove sono stato allievo e pure “docente” dei vari corsi di cultura del giornalismo negli anni passati (e qualche allievo ancora ci campa…)

Stavolta mi produrrò in un corso di “Giornalismo ai tempi del Social”, assieme all’illustre Carlo Felice Dalla Pasqua.

Le iscrizioni sono aperte fino al 30 aprile. Sono cinque incontri da due ore e mezza a Mestre.

Se qualcuno è interessato, si faccia avanti numeroso!

Pasqua? Credere nel futuro, anche a Mestre

Stavo cercando uno spunto per questa Pasqua, su un modo di interpretare oggi la “risurrezione” che, per noi umani, è sempre un po’ difficile.

E guarda un po’, mi è arrivato un invito – dapprima su Facebook, poi sul web – a condividere un gruppo che si chiama “Partecipare la città“, che è un progetto del Comune di Venezia finanziato dall’Unione europea e dal Viminale, per l’integrazione. Al centro i quartieri che una certa campagna politico-mediatica indica superficialmente “a rischio”, come la Cita e via Piave.

E visto che la mia casa è in uno di questi, vedo che ci sono alcuni miei concittadini e coabitanti (tanti? pochi?) che operano, lavorano, convivono, pensano a un futuro. Che se proprio c’è bisogno, a Pasqua, è di una speranza viva e operosa.

Buona Pasqua

Patriarca “nonostante”?

Come già avvenne per l’addio di Angelo Scola per Milano, mi sembra che ci siano mugugni sul “trattamento” riservato dai giornalisti, o comunque dagli organi d’informazione, alle dinamiche che hanno portato alla nomina del nuovo patriarca di Venezia, che come noto è mons. Francesco Moraglia.

Un nome che è echeggiato più volte nelle ultime settimane finché è stato dato come certo alla vigilia dell’annuncio ufficiale, dato – secondo una “liturgia” consueta – contemporaneamente a Venezia, in Vaticano e a la Spezia, diocesi di provenienza.

Più volte il settimanale diocesano veneziano aveva stigmatizzatole anticipazioni giornalistiche, arrivando – ai tempi della partenza di Scola – ad attaccare un noto vaticanista reo di aver pubblicato notizie “rivelatesi sostanzialmente vere”, quasi equiparandole a gossip. Il collega aveva fatto notare che “stiamo parlando di decisioni destinate a incidere nella vita della Chiesa, anche a livello internazionale” e che “se i giornali nazionali e locali hanno dimostrato tanto interesse per la questa nomina, e non altrettanto per la designazione del vicario generale di Vittorio Veneto, un motivo c’è”. Pronta correzione di tiro del settimanale, che non accusava i giornalisti ma quelli che avevano “rotto la consegna del silenzio”. Con chiarimento reciproco finale.

La polemica non è certo finita, se in un twit di pochi giorni fa un altro sacerdote veneziano definisce un “caso di studio” quello stesso vaticanista che – buon ultimo dopo tutta una serie di articoli di giornale – scrive del prossimo arrivo di Moraglia. Una definizione che in sé non dice niente di pesante ma che fa trasparire ancora irritazione per questo tipo di notizie. A nomina arrivata, una collega collaboratrice di Scola esprime in un twit la sua emozione per il nuovo Patriarca “nonostante rumors e anticipazioni”. Anche qui, irritazione.

Ora, da credente che cerca di fare il giornalista, mi chiedo quale sia il fastidio verso la categoria. Viviamo nella civiltà (anche se spesso è inciviltà…) dell’informazione, dove le notizie prendono corpo e circolano, ancor di più con il web. Il fatto stesso che tre delle quattro persone che cito in questo post usino Twitter lo dimostra. Vero anche che s’è letto di tutto, e spesso a sproposito: decine di nomi, di questo o quel “candidato”, soprattutto sui giornali locali che sembrano usare come fonti il bar invece che ambienti accreditati. Cosa che non si può certo imputare al vaticanista così attaccato.

E perché l’annuncio del nuovo pastore sarebbe bello “nonostante” la circolazione di notizie? Non è meglio la trasparenza, fatta salva la sincerità e la correttezza delle procedure e delle decisioni? L’attesa è stata comunque emozionante, la preghiera e la speranza forti nei fedeli. E questo posso dirlo per averlo visto di persona. Questo conta, o no? In un’epoca dove siamo tutti connessi, sarebbe come voler rinunciare al microfono in chiesa, o a fare giornali, radio, tv, siti cattolici.

Chissà che ne pensa mons. Moraglia, che è tra l’altro presidente della Fondazione Comunicazione e Cultura.

Scendete a Mestre

Cinque milioni di euro per l’indennizzo dei danni causati dal nubifragio che ha colpito il veneziano lo scorso 26 settembre e l’avvio di uno studio di fattibilità per l‘introduzione di un prezzo maggiorato sui biglietti ferroviari per Venezia, con i proventi da destinare alla prevenzione del rischio idrogeologico. E’ quanto previsto da un’ordinanza di Protezione civile firmata dal presidente del Consiglio, Romano Prodi. (ANSA)

Stescion fotoblog

Sto scattando foto alla stazione di Mestre (che abitualmente utilizzo) e ad altre che mi capiterà, così da far su un piccolo “fotoblog” sullo stato penoso degli scali Effeesse, dove prima si mette la pubblicità, e poi tutto il resto è uguale a prima.
Per seguirlo, c’è il tag “stazione” su Flickr. In particolare guardatevi anche “Mestre

1917

La mia città compie 90 anni. Era nata con l’utopia del quartiere-giardino, è stata dormitorio per operai, luogo di tensioni e di terrorismo brigatista.
Per me è stata la culla, il mio posto del cuore, la strada da frequentare con gli amici, la parrocchia dei frati.
Adesso hanno rifatto i giardinetti della piazza, e ci hanno messo un’isola wi-fi. Ci farò un salto col PC…

Un altro piccolo passo

C’era una volta, a Mestre, la trattoria “L’Antica Vida”, a due passi dalla centralissima piazza Ferretto, in riva al rigagnolo che corre in città, il Marzenego. Una trentina di anni fa, il Comune pensò a costruire in quella zona un grande centro culturale, un “Beaubourg mestrino”, e buttò giù quell’antica vestigia, tra le proteste della gente.
Ci vollero circa 25 anni per erigere il Centro culturale Candiani, dalla struttura ormai datata (un bel cubone disorganico di cemento) ma ormai doveva essere aperto…
Al piano terra, un piccolo locale era stato inizialmente pensato come un Internet Cafè, ma forse (era il 2001) non era ancora maturo il tempo, poi c’erano già gli internet point degli immigrati…
Insomma, quel localino ha vivacchiato finché il Comune non ha fatto un appalto per la gestione, che è stato vinto da un vecchio amico di Cips, Marco Boscarato, erede e gestore della rinomata Amelia, luogo di delizie dove abbiamo vissuto la cena blogger.
Bene, se non avete il tempo di un pranzo “lungo e calmo”, potete andare sotto il Candiani, alla “Vida Nova”, il nome che Marco ha coniato per il nuovo locale, in memoria dell’antica trattoria (quindi non pronunciatelo con la o aperta… è veneziano!). Ci si gustano piatti Amelia Style ma anche i classici “cicheti” alla veneziana per uno spuntino veloce.
E una grande sala al piano superiore sarà utilizzata anche per eventi culturali e letterari, come piace a Marco.